Cena, Libreremo e l’inizio di un (auto)inchiesta

GalileiCenaTelaL’università di Padova è in prima linea con spending review, infatti è il primo ateneo ad essersi adattato alle direttive ministeriali, con conseguenti aumenti delle tasse per i cosiddetti studenti non “meritevoli” in aggiunta al già applicato sistema del bonus/malus e ai vecchi (mica tanto). Il rettore ci precisa in una sua lettera che per tutti quegli studenti riconosciuti lavoratori, il nuovo provvedimento non prevede aumenti, anzi una riduzione della soglia per essere riconosciuti come tali, peccato che l’università riconosca questo status solo di fronte a contratti di lavoro regolari, che costituiscono l’eccezione più che la regola. Molto spesso per affrontare le spese crescenti (affitto, libri, cibo, etc…) siamo costretti ad accettare lavori in nero, a chiamata e sottopagati, tali da non permetterci l’accesso a tale status e contemporaneamente rallentare il nostro percorso di studi diventando demeritevoli.

Al tempo che il lavoro ci sottrae, le tempistiche serrate che l’università impone non sono certo rimedio. Attraverso i crediti, la religione del merito e della competizione, non fa altro che alimentare l’atomizzazione studentesca, la condizione in cui lo studente è solo, solo di fronte a esami, autorità, lavoro e ai problemi della vita quotidiana. Facendo così, l’intenzione è chiara: impedire la formazione di una dimensione collettiva e solidale, momenti in cui parlare dei disagi reali, scambiarsi gli appunti e confrontarsi su ciò che si studia, dai costi da sostenere, al padrone di casa che ti ruba la caparra…

Cio è realizzato non solo togliendoci il tempo, ma anche lo spazio in cui poter incontrarsi, che non sia il solito bar in cui consumare.

Negli ultimi anni la situazione solo nel triangolo Japelli-Paolotti-Marzolo ha avuto svolte drammatiche: due sgomberi, un orto, un campo da calcio chiusi, il ridimensionamento dell’autogestione del pollaio, la chisura del piano di sopra della Japelli, la chiusura del bunker e la chiusura della mensa Marzolo; il tutto, va ricordato, nella cornice del mostro Fusinato ancora oggi chiuso. Di fronte a tutti questi spazi sottratti, ci promettono un futuro migliore nella cittadella dello studente, il fiore di Botta: 70 milioni di euro per un’università dalle 8:00 alle 18:00, al risparmio, chiusa durante le vacanze con cinquecento nuovi posti studio. Per ora solo parole, ma che, anche se si realizzassero, sarebbero l’ennesima riproposizione di qualcosa che non coinvolge gli studenti, che li usa, li educa e li prepara al mercato, più che alla vita. Questi posti sono pure poco utili: il problema dei posti studio è per sua natura flessibile e locale mentre la risposta dell’università è statica a due kilometri da dove fai lezione, con il solo risultato di creare nuovi spazi vuoti. Non solo vuoti, ma anche inutilizzabili e immodificabili. In particolare ci riferiamo al cosiddetto regolamento delle aule, redatto dal delegato agli spazi didattici Schiavon, il cui scopo non è altro che confermare come tali spazi debbano restare asettici e inalterabili dalle persone che li frequentano (basti pensare che è proibito consumare un pasto portato da casa).

Le risposte a questa progressiva sterilizzazione degli spazi studenteschi sono state scarse, programmaticamente demolite e volutamente non ascoltate; il motivo è che lo spazio, di cui l’università è piena, può costituire concretamente la soluzione di alcuni problemi immediati e mezzo per poter alzare la posta, come sempre succede quando la gestione è collettiva e non di un burocrate. Quello che invece creano queste aule studio sono persone ser-viziate, preparate a non porsi nemmeno il problema di cambiare l’esistente ma legate solamente al trovare o meno una sedia libera cosicché all’annuncio di 500 posti nuovi non abbia termini per rispondere o lamentarsi del servizio offertogli.

Continuiamo il percorso di riappropriazione, che ci ha spinti nel 2012 ad occupare due spazi che l’università aveva abbandonato all’erosione, e che ora dopo i due sgomberi a riconsegnato all’inutilizzo e al grigiore di sbarre e lastre d’acciaio.

Da vari mesi, il Martedì e il Giovedì sera, proroghiamo gli orari di apertura dell’aula studio Galilei, rimanendoci all’interno, per consentire a chi ne necessita di studiare, per fare assemblee pubbliche e discussioni sulle nostre condizioni di vita.

Martedì 7 Maggio alle 20, ci sarà una cena. Occasione per socializzare, stringere relazioni e per presentare due progetti che in queste ultime settimane abbiamo ipotizzato.

Libreremo: condivisione dei testi universitari (e non solo) in formato digitale, con a disposizione una stampante e uno scanner.

Studio&Lavoro: un inchiesta (video/audio/scritta) sulle nostre condizioni di lavoratori e studenti fuori dalla regolarità che viene sancita dalle leggi , che scopriamo assai inesistente nella nostra vita quotidiana.

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