Di seguito il comunicato sull’occupazione della torretta in via Marzolo e alcune foto della giornata.
AD OGNI SGOMBERO SARA’ UN’OCCUPAZIONE
Tutta Europa scende in piazza per protestare contro le politiche di austerity che vengono pianificate e imposte da coloro che hanno creato questa situazione di crisi: ovvero la classe dominante. Ormai è evidente che la soluzione proposta da queste politiche è quella di scaricare i costi della crisi sulle spalle della classe popolare, tagliando le spese sociali come sanità e istruzione e aumentando lo sfruttamento nei posti di lavoro. Anche in Italia nelle scorse settimane abbiamo assistito a molte mobilitazioni, momenti diversi che vanno dallo sciopero dei lavoratori del settore pubblico, alle occupazioni delle scuole superiori, ai picchetti nelle fabbriche fino alle occupazioni di studentati, mense e aule universitarie. L’obbiettivo è comune: opporsi alle decisioni che ci vengono imposte e che ci affamano ogni giorno di più, riconquistare i nostri diritti e riprenderci la dignità che ci spetta.
Noi studenti ci troviamo a subire queste politiche che ci impongono da un lato di pagare tasse sempre più care ogni anno, mentre dall’altro ci privano dei nostri diritti che nel tempo sono stati conquistati. Questa situazione grava su tutti quegli studenti che sono costretti ad accettare un lavoro in nero e sottopagato (anche meno di 5 euro l’ora) per poter mantenere a stento gli studi e la propria sopravvivenza. Questo costringe molto spesso (come accade per più del 40% degli studenti) a rallentare il proprio percorso di studi, finendo “fuoricorso”; e tutte le agevolazioni previste dall’università per gli studenti-lavoratori, essendo erogabili solo in presenza di un contratto, sono vane in quanto un lavoro regolare oggi è ormai solo un ricordo.
Oltre alle tasse, aumenta anche il costo dei libri, dei trasporti, degli affitti e una serie di servizi che dovrebbero essere garantiti a tutti, ma che stanno diventando un lusso per pochi.
Ma questo non è tutto: ogni giorno siamo costretti a code interminabili nelle mense che impegnano il nostro tempo nelle pause tra una lezione e l’altra, tempo sottratto a possibili momenti di socialità, confronto e crescita reciproca; le aule vengono chiuse subito dopo la fine della lezione e le facoltà chiudono sempre prima (il paolotti ha recentemente ridotto l’orario di apertura, passando dalle 21.00 alle 19.00), obbligandoci a studiare nelle scarse aule studio sovraffollate e inadatte ad accogliere delle persone. Questa è l’università a cui ci vogliono abituare, che non concede spazi per il dibattito, la socialità o semplicemente per lo studio. Un posto in cui ci vengono impartiti pacchetti di informazioni prestabiliti, utili solamente ai fini dell’esame e a soddisfare la richiesta di specifiche competenze nel mercato del lavoro. Il sapere è così messo al servizio della produzione e del profitto e non invece a vantaggio della formazione di una coscienza critica e di un miglioramento personale e sociale.
Non possiamo più assistere allo spreco di luoghi (pagati da noi), che vengono lasciati abbandonati o inutilizzati, come il vecchio e ormai degradato studentato Fusinato, la mensa Marzolo o la mensa Piovego che viene utilizzata solo per il tempo del pranzo, quando potrebbe ospitare per tutto il resto della giornata un’ aula studio o uno spazio di ritrovo e di socialità, che non sia il solito bar o la piazza del mercoledì sera.
A fronte di tutto questo rivendichiamo il diritto di riappropriarci degli spazi che l’università giudica più conveniente lasciare al degrado, buoni solo ad ospitare polvere e ragnatele.
In risposta a questo a febbraio di quest’anno alcuni studenti si erano riappropriati di uno stabile lasciato all’abbandono senza un valido motivo, dando vita a quella che è stata la Baracca occupata, uno spazio autogestito vissuto non solo come una normale aula studio, ma come un posto in cui poter coltivare una socialità diversa, dove porre le basi per un confronto politico e per individuare una pratica comune finalizzata al cambiamento delle nostre condizioni e della società in cui viviamo. Si poteva cucinare i propri pasti, si organizzavano cineforum e corsi di teatro, era possibile confrontarsi e trovare il tempo per dedicarsi ai nostri bisogni e necessità. La risposta dell’università è stata chiara: la mattina del 10 agosto ha mandato polizia e operai a sgomberare La Baracca, distruggendo tutto all’interno. Tutto questo si è risolto con 5 denunce per occupazione e uno stabile adibito a deposito di rocce e minerali, comunque sigillato dall’esterno per impedirne l’accesso. Anche se l’università si dichiara da sempre il luogo privilegiato dove sviluppare il sapere e la conoscenza, ha dimostrato che nel momento in cui viene messa davanti a un’alternativa che la critica, ricorre alla repressione poliziesca.
Oggi 27/11 abbiamo occupato lo stabile abbandonato dall’università all’interno del complesso di ingegneria in via Marzolo, perchè sentiamo l’esigenza di riprenderci un posto dove si possano far nascere percorsi di critica alla società e al sapere, dove creare una socialità autentica e dove la cooperazione prenda il posto di una competizione sempre più simile ad una guerra tra poveri. Uno spazio dove riproporre la pratica della solidarietà verso espressioni diverse della stessa lotta, che ci vedono protagonisti nelle nostre università, nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle fabbriche.
Uno spazio autogestitito dove attraverso il confronto quotidiano si riescano a rompere gli automatismi a cui finiamo per conformarci passivamente, frutto di una socialità arida e individualizzata. Spazi dove le decisioni vengano prese collettivamente e dove le pratiche siano comuni.
CONTRO L’UNIVERSITA-AZIENDA 10, 100, 1000 OCCUPAZIONI E SPAZI AUTOGESTITI
CONTRO L’UNIVERSITA’ DEL CAPITALE, STUDIAMO E CREIAMO UN SAPERE POPOLARE
L’UNIVERSITÀ DEVE ESSERE DI CHI CI STUDIA E DI CHI CI LAVORA,
NON DI CONFINDURSTRIA, RETTORE E CDA.
Studentesse e studenti autorganizzati-La Baracca